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Ricerca: studio sulle proteine per aumentare azoto nelle colture

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Aumentare l’apporto di azoto alle piante potrebbe migliorare la resa delle colture e permettere di ridurre l’impiego dei fertilizzanti. Ma perché ciò avvenga, servirebbe che le piante e i batteri “collaborassero” tra loro per accrescere la presenza del minerale. Come fare per convincerli a cooperare? Ancora non è stato trovato un metodo per riuscirci, ma gli scienziati dell’Università del Wisconsin di Madison (Usa) hanno posto le basi per trovare una soluzione. Hanno, infatti, pubblicato un atlante che illustra le proprietà di oltre 23 mila proteine vegetali e batteriche.

Gli studiosi affermano, sulla rivista Nature Biotechnology, che l’atlante potrebbe essere il più ampio inventario di proteomica – una disciplina che identifica struttura, funzioni, attività, quantità e interazioni molecolari delle proteine – realizzato finora. L’indagine descrive nel dettaglio l’interazione che si verifica tra le proteine vegetali e i batteri rhizobium, che si annidano nei noduli delle radici delle piante. Questi microrganismi sono noti per la loro capacità di catturare l’azoto presente nell’atmosfera e di convertirlo in nutrimento. L’atlante potrebbe, quindi, migliorare la comprensione del modo in cui questi batteri fissano l’azoto e consentire lo sviluppo di una tecnica che permetta di aumentarne la presenza nelle piantagioni. In questo modo, non sarà più necessario ricorrere all’impiego dei fertilizzanti azotati, con ripercussioni positive per l’ambiente e risparmi significativi per gli agricoltori.

“Rispetto al passato possiamo osservare meglio il proteoma – spiega Joshua Coon, uno degli autori -. Siamo in grado di utilizzare la tecnologia per fornire una visione senza precedenti di queste proteine. Conoscere i geni non basta. Ci sono milioni e miliardi di modi in cui le proteine possono essere ‘riprogrammate’ per svolgere una nuova missione. Tutte queste informazioni sono nuove, e ci consentono di osservare globalmente tutte queste molecole e il modo in cui possono essere modificate, oltre a permetterci di avanzare alcune ipotesi sulle loro funzioni”.

Foto: © carballo – Fotolia.com

n.c.